Nuove tecnologie per la protezione dei beni culturali | Sistemi Antintrusione | Approfondimenti

A queste conclusioni sono arrivati gli esperti in security e protezione del territorio intervenuti alla conferenza “La collaborazione per la sicurezza del patrimonio artistico in Italia”.

Organizzata il 13 novembre scorso all’Isola di San Giorgio Maggiore dalla Fondazione Enzo Hruby e nel corso della quale in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è stato presentato un importante e ampio programma di collaborazione per la protezione dell’intero complesso dell’Isola di San Giorgio sede prestigiosa della Fondazione Giorgio Cini.

Nel corso della conferenza esperti e rappresentanti del mondo della cultura e dell’industria introdotti da Carlo Hruby vice presidente della Fondazione Enzo Hruby sono intervenuti sui problemi e sulle soluzioni operative più recenti per la protezione del più importante patrimonio artistico-culturale oggi esistente al mondo, quello del nostro Paese. Pasquale Gagliardi, segretario generale della Fondazione Giorgio Cini, ha espresso il suo apprezzamento per i primi risultati della collaborazione con la Fondazione Enzo Hruby, a seguito dei quali è ora possibile accrescere la fruibilità di alcuni prestigiosi spazi dell’Isola protetti e videocontrollati 24 ore su 24 grazie alle attrezzature e alle tecnologie installate con il sostegno della Fondazione Enzo Hruby.

“Grazie alla collaborazione con la Fondazione Enzo Hruby - ha sottolineato Gagliardi - siamo in grado di operare nelle migliori condizioni di sicurezza per proseguire la trasformazione della destinazione d’uso delle strutture dell’Isola destinata a diventare sempre di più luogo di incontro e di ricerca, un vero e proprio campus, per oltre cento studiosi provenienti da tutto il mondo”. Le tecnologie più aggiornate consentono inoltre di rispondere ad una fondamentale richiesta: studiare e prevenire con un’attenta analisi del rischio i reati e danni, anche di origine naturale, contro il nostro patrimonio. “La prevenzione è infatti la prima condizione di base per la protezione del nostro patrimonio culturale - ha dichiarato Roberto Cecchi direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte del Ministero per i beni e le attività culturali - occorre dunque prevenire ma anche proteggere e soprattutto conoscere a fondo questo patrimonio perché solo se lo si conosce a fondo lo si può tutelare adeguatamente.

Intendo dire che il patrimonio artistico italiano è anche un problema di grandi numeri ed è per questo che è particolarmente complesso garantirne la sicurezza anche quella riguardante la materialità tutta dell’edificio”. “Diminuiscono i furti di opere d’arte e aumentano i recuperi, inoltre gli oggetti trafugati in Italia - ha dichiarato Salvatore Distefano, comandante del Nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Venezia- nel primo semestre del 2009 sono stati 6.700 rispetto agli oltre 12.300 dello stesso periodo del 2008 mentre i recuperi sono stati 7.300 circa contro i 9.800 del 2008, a fronte però di un totale doppio di furti”.

In chiusura di giornata sono stati comunicati i risultati del Premio H d’oro 2009, organizzato dalla Fondazione Enzo Hruby, che ogni anno seleziona e proclama vincitori i migliori e più avanzati sistemi di protezione e integrazione di impianti per spazi di cultura e lavoro, terziario e residenziale realizzati in Italia.

Sono sempre più frequenti negli ultimi tempi le notizie ai Tg nazionali di eventi delittuosi, uccisioni ed eventi illegali. In tutti questi eventi il comune denominatore è il fatto che la zona dove è stato realizzato il delitto era strettamente sorvegliata da telecamere di sicurezza di ultima generazione. In tutti i diversi luoghi i sistemi di sorveglianza erano stati installati già da qualche tempo ed i segnali venivano convogliati in un'unica base operativa che visualizzava le immagini su monitor a colori e salvava le registrazioni su appositi server.

In molti casi le immagini non sono state recuperate perchè le telecamere non coprivano la zona in cui è avvenuto il delitto oppure non funzionavano minimamente. In altri casi invece le immagini sono pervenute alla sala operativa ma nessuno era li per visionarle. Le successive indagini hanno appurato che le telecamere non funzionavano ormai da molto tempo e la colpa è saltata da un ente ad un altro, in un circolo vizioso in cui non si è riusciti a scoprire la reale colpa per non aver rinnovato il contratto di manutenzione delle telecamere di sorveglianza. In definitiva è facile capire che questi eventi sono pericolosi e preoccupanti, che siano errori umani, tecnici oppure burocratici. Abbiamo riportato tutto questo proprio perchè la situazione è preoccupante ed i sistemi di sorveglianza comportano tutta una serie di impegni di natura umana e operativa che devono essere tenuti sotto controllo costantemente.

Fonte: Redazione SpazioSecurity.it 

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